Cibo per gatti a base di carne cruda: uno studio svela rischi nascosti e batteri resistenti agli antibiotici

Molti proprietari di animali non ne sono consapevoli, ma i prodotti per gatti realizzati con carne cruda – soprattutto quelli conservati a temperatura ambiente o in forma liofilizzata – possono contenere una grande quantità di batteri potenzialmente pericolosi anche per l’uomo.
Si tratta infatti di microrganismi patogeni, spesso resistenti agli antibiotici, che rappresentano un serio rischio soprattutto per le categorie più fragili come bambini, donne in gravidanza, anziani e persone immunodepresse.
La questione non sorprende del tutto: senza una cottura completa, infatti, i batteri presenti nella carne cruda sopravvivono e in alcuni casi continuano a proliferare.
Quello che lascia invece perplessi è la mancanza di avvertenze chiare in etichetta. Sulle confezioni di molti alimenti per gatti, infatti, non viene specificato che si tratta di carne cruda, impedendo così ai consumatori di adottare misure di prevenzione o, se necessario, evitare quei prodotti.
Lo studio negli Stati Uniti
Il campanello d’allarme arriva da una ricerca condotta dai ricercatori della Cornell University di New York, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature Communications Biology.
Gli studiosi hanno analizzato 112 campioni di cibo per gatti commerciale, suddivisi in base al metodo di lavorazione e conservazione:
- 85 prodotti a crudo (congelati, refrigerati o liofilizzati)
- 27 prodotti convenzionali (crocchette o umido in scatola)
Dall’indagine è emerso che, in media, circa il 66% dei prodotti crudi corrispondeva a quanto dichiarato in etichetta, contro appena il 33% di quelli convenzionali. Tuttavia, non sono mancati i trucchi: ad esempio, in prodotti presentati come “a base di pollo o pesce”, compariva la voce “sottoprodotti della carne”, che in tre casi su quattro si è rivelata essere carne di maiale.
Batteri pericolosi e resistenze agli antibiotici
Per approfondire la presenza di patogeni, i ricercatori hanno utilizzato metodiche avanzate, simili a quelle impiegate dalla Food and Drug Administration (FDA). Sono stati così identificati almeno 19 generi di batteri, tra cui:
- Salmonella
- Clostridium e Paraclostridium
- Escherichia coli
- Klebsiella
- Enterobacter
- Cronobacter
- Pseudomonas
- Peptostreptococcus
Tutti microrganismi noti per essere causa di infezioni alimentari anche gravi nell’uomo.
Non solo: i ricercatori hanno scoperto ceppi Gram negativi resistenti al carbapenem, uno degli antibiotici più potenti e considerati “ultima risorsa” in campo medico. In particolare, sono emersi casi di Pseudomonas aeruginosa e Stenotrophomonas, oltre ad almeno sei tipi di bacilli resistenti, soprattutto nei prodotti liofilizzati e congelati.
Rischi sottovalutati anche nei prodotti secchi
Un aspetto interessante riguarda la percezione dei consumatori: il cibo umido viene spesso visto come più “delicato” e a rischio di contaminazione, mentre le crocchette vengono considerate cotte e sicure. Lo studio dimostra invece che non sempre è così: anche nei prodotti secchi possono sopravvivere batteri della carne cruda, trasmissibili all’uomo tramite utensili non lavati correttamente o per semplice contatto.
Gli studiosi hanno inoltre riscontrato che alcuni batteri presenti nei database ufficiali sulle tossinfezioni risultavano geneticamente compatibili con quelli trovati nel cibo per gatti analizzato, segno che possano essere un veicolo reale di contagio.
L’appello degli esperti: serve maggiore trasparenza
La conclusione dello studio è chiara: serve un obbligo di etichettatura che segnali la presenza di carne cruda nei prodotti per animali. Questo permetterebbe ai consumatori di adottare misure di igiene più rigorose e, nei casi di rischio elevato, evitare determinati alimenti.
Gli esperti sottolineano che, sebbene i gatti possano digerire più facilmente questi prodotti rispetto agli esseri umani, il vero pericolo riguarda la trasmissione batterica all’uomo, con conseguenze che in alcuni casi possono essere molto serie.