Canapa, il Ministero oscura il sito Enecta per un olio veterinario senza THC: azienda sull’orlo del fallimento

Il Ministero della Salute ha ordinato la sospensione delle vendite online dell’intero catalogo Enecta, azienda italiana specializzata nei prodotti derivati dalla canapa. Una decisione arrivata senza alcun preavviso e che ha causato un vero e proprio terremoto economico per l’impresa.
Il fondatore e Ceo, Jacopo Paolini, racconta lo smarrimento provato nel momento in cui il sito è risultato irraggiungibile:
“In un primo momento pensavo ad un attacco informatico. Solo dopo ho scoperto che si trattava di un ordine ministeriale”.
Il prodotto contestato: un olio di canapa veterinario
Alla base del provvedimento non c’era l’intero catalogo, ma un singolo prodotto: un olio di canapa per uso veterinario privo di THC, sostanza stupefacente vietata. Nonostante ciò, la Direzione Generale della Salute Animale ha ritenuto che il prodotto dovesse essere classificato come medicinale veterinario e, di conseguenza, ne ha disposto il blocco.
Invece di limitarsi alla rimozione di quel solo articolo, però, il Ministero ha ordinato la chiusura totale della piattaforma di e-commerce. Il provider Aruba ha eseguito immediatamente l’ordine, senza neppure avvisare l’azienda.
Due mesi e mezzo di oscuramento e crollo dei ricavi
Dal 5 maggio al 19 luglio 2025, il sito di Enecta è rimasto inaccessibile ai clienti. Il risultato è stato devastante: il fatturato si è ridotto dell’80%, con l’azienda a rischio sopravvivenza.
Secondo l’avvocata Lucia Annichiarico, che assiste l’azienda, la misura adottata dal Ministero è stata “del tutto sproporzionata”. Sarebbe stato sufficiente inibire la vendita del singolo prodotto, invece di oscurare l’intero catalogo.
L’odissea burocratica e il decreto ministeriale
Per due settimane Paolini ha cercato di capire le cause del blackout, arrivando persino a sporgere denuncia alla Polizia Postale il 20 maggio. Solo grazie a una verifica con Aruba ha scoperto che dietro l’oscuramento c’era un provvedimento amministrativo del Ministero della Salute.
Il decreto n. 28/2025, firmato il 29 aprile, ordinava la chiusura del sito, ma l’azienda ne è venuta a conoscenza solo il 19 giugno. Da quel momento sono iniziate le interlocuzioni con la Direzione Generale della Salute Animale. Alla fine Enecta ha accettato di eliminare il prodotto contestato dal catalogo e il 30 giugno è arrivato il via libera con il decreto n. 55/2025. Solo il 19 luglio il sito è tornato online.
Il ricorso al TAR e i danni economici
Nonostante la riapertura, la vicenda non è chiusa. Il 27 giugno Enecta ha presentato ricorso al TAR del Lazio e punta ora a ottenere un risarcimento per i danni subiti.
In due mesi le visite al sito sono scese da 60mila a 25mila. Le perdite economiche stimate oscillano tra i 150mila e i 200mila euro, senza contare i costi legali e il danno reputazionale. Molti clienti hanno creduto che l’azienda fosse incorsa in violazioni di legge, aggravando ulteriormente la situazione.
Olio di canapa: mangime o medicinale?
Il cuore della disputa riguarda la natura dell’olio per animali “Premium Hemp Oil for Pets”. Secondo le analisi commissionate da Enecta alla società Ambralife, il prodotto non contiene THC e può essere considerato un mangime complementare per cani e gatti.
Il Ministero, invece, lo classifica come medicinale veterinario, in base al regolamento Ue 2019/6 e al decreto legislativo del 7 dicembre 2023. Da qui l’ordine di oscuramento.
Enecta si difende sostenendo che il prodotto non riporta alcuna indicazione terapeutica né fa riferimento a proprietà farmacologiche. Inoltre, cita sentenze della Corte di Giustizia Europea e dell’Ema per ribadire che la qualificazione di un prodotto come “medicinale” dipende non solo dalla composizione, ma anche dalle modalità di presentazione e comunicazione.
L’opinione degli esperti
Il veterinario Ruggero Amato, specialista in cannabis terapeutica, ha confermato la posizione di Enecta:
“Si tratta di semplice olio di canapa, non di cannabinoidi. È quindi corretto inserirlo tra i mangimi complementari”.
La guerra del governo al CBD
La vicenda s’inserisce in un contesto più ampio: il Ministero della Salute ha da tempo intrapreso una linea dura contro il CBD. Con il contestato decreto del 27 giugno 2024, la sostanza è stata inserita nella lista dei medicinali stupefacenti, nonostante l’assenza di prove scientifiche riguardo a effetti psicoattivi.
Un singolo prodotto su un catalogo di trenta ha rischiato di far fallire un’azienda. Il caso Enecta solleva interrogativi sulla proporzionalità delle misure adottate e sul futuro dell’intera filiera della canapa in Italia.