Confezioni più leggere a prezzo invariato: l’etichetta anti-shrinkflation slitta ancora

Sembrava tutto pronto: dal 1° ottobre 2025 i consumatori italiani avrebbero finalmente trovato sulle confezioni dei prodotti l’avviso obbligatorio sulla shrinkflation, la pratica con cui le aziende riducono le quantità di un prodotto mantenendo invariato il prezzo. Tuttavia, come riportato da Il Sole 24 Ore, l’obbligo sembra destinato a slittare ancora, questa volta fino a luglio 2026. La nuova proroga arriva grazie a un emendamento inserito nel ddl Semplificazione attualmente all’esame del Senato.
Perché la proroga
Secondo quanto spiegato, la decisione di rinviare l’introduzione dell’avviso è motivata dalla necessità di ulteriori “interlocuzioni con Bruxelles e con gli stakeholder”, ovvero con tutti quei soggetti – associazioni, imprese e gruppi di interesse – coinvolti nella questione. In pratica, i consumatori dovranno attendere ancora oltre un anno prima di poter contare su un’etichetta chiara che segnali la riduzione del contenuto dei prodotti, continuando nel frattempo a osservare con attenzione gli scaffali dei supermercati.
Cos’è la shrinkflation
Il termine shrinkflation deriva dall’inglese shrink (restringere) e inflation (inflazione) e descrive una pratica commerciale piuttosto diffusa: il prezzo e l’aspetto della confezione rimangono invariati, ma la quantità di prodotto all’interno diminuisce. In altre parole, il consumatore paga lo stesso – o a volte anche di più – per ricevere meno prodotto.
La shrinkflation non riguarda solo un tipo specifico di prodotto: si estende dalle patatine e dal cioccolato ai detersivi e persino al cibo per animali. La mancanza di trasparenza nella comunicazione rende difficile per i consumatori capire se stanno ricevendo meno rispetto alla volta precedente.
La legge e le nuove regole
La Legge per la concorrenza aveva introdotto una norma chiara: dal 1° aprile 2025 i produttori sarebbero stati obbligati a segnalare in modo evidente la riduzione del contenuto di un prodotto. L’indicazione doveva comparire direttamente sull’etichetta o sulla confezione, con una dicitura del tipo: “Questa confezione contiene un prodotto inferiore di X rispetto alla precedente quantità”.
Il messaggio doveva rimanere visibile per almeno sei mesi dall’immissione sul mercato della nuova versione del prodotto, in modo da consentire ai consumatori un confronto immediato e limitare l’impatto della shrinkflation.
I rinvii e le difficoltà
Nonostante l’intento chiaro della legge, il percorso per rendere obbligatoria l’etichetta si è rivelato complicato. Prima si era deciso di rinviare l’entrata in vigore al 1° ottobre 2025, ora, secondo le ultime anticipazioni, la nuova data sarebbe il 1° luglio 2026. Ogni proroga significa che i cittadini continuano a dover scoprire da soli dove si nasconde l’“inganno” della shrinkflation, senza strumenti ufficiali a disposizione.
La posizione dell’Europa
Il rallentamento nell’applicazione della norma non è casuale. A marzo, la Commissione europea aveva aperto una procedura di infrazione contro l’Italia, sostenendo che l’obbligo di segnalare la riduzione su ogni singolo prodotto fosse eccessivo e potenzialmente lesivo della libera circolazione delle merci.
Secondo Bruxelles, potrebbero bastare misure meno invasive, come cartelli informativi nei punti vendita, senza intervenire direttamente sulle etichette. Inoltre, l’Ue ha sottolineato che la norma era stata adottata prima del completamento della fase di notifica prevista dalla direttiva sulla trasparenza del mercato unico, senza considerare il parere dettagliato della Commissione. Da qui la lettera formale di richiamo, primo passo della procedura di infrazione europea.