Il problema nascosto della salsa di soia: l’Australia è il primo Paese a intervenire

Corpo in plastica, forma parallelepipeda o a volte somigliante a un piccolo pesce, tappo generalmente rosso e presenza quasi scontata accanto a sushi e poke acquistati da asporto. Avete già capito di cosa si tratta: parliamo dei celebri mini contenitori di salsa di soia, accessorio ormai iconico dei piatti orientali consumati fuori casa. Da settembre 2025, però, in Australia Meridionale questi oggetti non esisteranno più: lo Stato è infatti il primo al mondo ad aver deciso di vietarne l’utilizzo.
Una nuova tappa della legislazione ambientale
Il provvedimento non nasce dal nulla ma rappresenta l’evoluzione di un percorso già avviato nel 2023, quando la regione aveva introdotto un’importante normativa per ridurre l’impatto ambientale della plastica monouso. In quell’occasione erano stati messi al bando sacchetti di plastica distribuiti nei supermercati, cannucce, posate e mescolatori, ma anche cotton fioc e coriandoli non biodegradabili.
La nuova stretta, entrata in vigore il 1° settembre 2025, amplia ulteriormente l’elenco degli oggetti vietati. Tra questi non ci sono solo i contenitori di salsa di soia, ma anche adesivi non compostabili applicati su frutta e verdura, oltre a bicchieri e ciotole preconfezionati destinati ai pasti da asporto.

Perché la salsa di soia finisce nel mirino?
La ragione è semplice: tutti i prodotti banditi hanno un denominatore comune, ovvero la plastica usa e getta. I contenitori della salsa di soia, conosciuti anche come shoyu-tai, rappresentano un simbolo evidente di questo problema. Secondo gli esperti, infatti, le loro dimensioni ridotte li rendono impossibili da trattare con i macchinari dedicati al riciclo. Di conseguenza finiscono quasi sempre in discarica, dove non si decompongono ma restano a lungo, aggravando l’inquinamento ambientale.
Il caso richiama da vicino quello delle capsule di caffè: anch’esse considerate inquinanti fino a quando alcune aziende non hanno introdotto alternative compostabili in carta o materiali biodegradabili.
Un fenomeno globale, non solo australiano
L’Australia Meridionale, pur essendo la prima ad aver preso di mira i contenitori di salsa di soia, non è sola in questa battaglia contro la plastica monouso. In Europa, infatti, diversi Paesi si sono già mossi nella stessa direzione.
Nel Regno Unito, ad esempio, dal mese di ottobre 2023 è entrato in vigore il divieto di piatti e posate monouso in plastica, insieme a bicchieri e contenitori in polistirolo. Anche Scozia e Galles hanno approvato normative simili, ottenendo risultati concreti: secondo i dati diffusi dal governo britannico, le vendite di prodotti soggetti a restrizioni si sono ridotte addirittura del 97%.
Verso un futuro senza plastica monouso
Il messaggio che arriva dall’Australia Meridionale è chiaro: ridurre drasticamente l’uso della plastica monouso è possibile e rappresenta un passo indispensabile per tutelare l’ambiente. Se oggi tocca ai piccoli contenitori di salsa di soia, domani potrebbe essere la volta di altri oggetti di uso quotidiano che, pur sembrando insignificanti, hanno un impatto enorme quando si parla di rifiuti globali.